Paolo vive! Un nuovo documentario in memoria di Paolo Borsellino diretto da Debora Scalzo in arrivo al cinema

Di Anna Foschi Ciampolini
Sono passati trentadue anni dal quel giorno di luglio del 1992, quando il Giudice Paolo Borsellino perse la vita insieme ai cinque agenti della sua scorta in un attentato di origine mafiosa: una Fiat 126 imbottita di tritolo li aspettava in Via D’Amelio, mentre Borsellino rientrava da una visita alla madre. Ma l’esplosione che lo uccise non poté cancellare né il suo ricordo né il significato della sua lotta contro la mafia, anzi, contribuì a fare di lui e della sua vita un simbolo dal valore universale, una ispirazione per chiunque, in qualsiasi parte del mondo, abbia il coraggio di opporsi a poteri oppressivi e organizzazioni criminali. “Paolo vive!” il titolo scelto dalla regista Debora Scalzo per il suo nuovo documentario sulla vita e l’eredità morale di Borsellino non potrebbe essere piὺ coerente e attuale.


Debora Scalzo, siciliana anzi catanese di origine, cresciuta ad Asti, è una artista poliedrica e dinamica con una lunga serie di attività di successo. Ha pubblicato 7 romanzi trattando tematiche sociali in 10 anni: dal debutto best seller con “Io resto così” (Premio Eccellenza del Cuore in Omaggio alle Vittime in Servizio della Polizia di Stato), a “Fuoco Freddo” entrambi (Kimerik), “Warrior Smile – Sorriso da Guerriera con l’attrice Giulia Sara Salemi” (New Book), “Amarsi e ritrovarsi con la modella Sara Piccione” (Kimerik), “Ai vostri ordini con la Chef di Masterchef Italia Rita Monforte” (Santelli), “Cuore Marchiato” (New Book), da cui è nato il cortometraggio scritto e prodotto dalla stessa in collaborazione con Catania Film Commission, in concorso ai David di Donatello 2023 e il recente “Un dolore da difendere” (Santelli) presto cortometraggio diretto dalla Scalzo che tratta la tematica della prostituzione, in collaborazione con l’importante gruppo editoriale Santelli, di cui è anche Direttrice della Collana dedicata al cinema “Pagine di Cinema”. Si è distinta come autrice musicale, sceneggiatrice cinematografica e direttrice artistica. Ha lanciato anche il suo brand di occhiali, borse e costumi made in Italy “Desca Luxury”, amato da vip, star e calciatori. Ha vinto premi importanti a livello nazionale e internazionale come il “Premio Apoxiomeno 2021” per la letteratura, agli “International Police Award Art Festival”, l’unico riconoscimento nel mondo dato a sportivi, protagonisti del mondo della cultura, dello spettacolo e premi Oscar come Hellen Mirren e Colin Firth che hanno esaltato nella loro narrazione il valore delle forze dell’ordine. Ha creato spettacoli teatrali ma soprattutto si è impegnata in campagne per la promozione dei diritti femminili e per la lotta al potere della mafia. Proprio questa sua (scomoda) presa di posizione per la quale è stata definita “la regista antimafia” le ha ispirato il documentario su Paolo Borsellino, del quale parla in questa intervista.

Anna Foschi: Debora, vuoi parlare di come è nato e si è concretizzato il Progetto di “Paolo vive!”
Debora Scalzo: È un progetto che custodivo nel cassetto sin da studentessa alle superiori, quando portai come tesina la storia di Paolo Borsellino. Un grande uomo, stimato come padre, figlio, marito, fratello e magistrato. Devoto al lavoro, alla famiglia e ai giovani. Dopo anni di sceneggiature e co-produzioni era arrivato il momento della regia. Ma non volevo debuttare alla regia con un film, ma con qualcosa di più concreto e che mi rendesse orgogliosa di essere una donna siciliana. Ricordo il mio incontro a Mondello con il Dottor Manfredi Borsellino (figlio del magistrato), quando gli proposi il progetto lui ne rimase felice sopratutto della storia che volevo raccontare, molto forte, diretta, il suo sostegno e supporto è stato fondamentale. Il docufilm ricorda e omaggia Paolo Borsellino magistrato ma soprattutto l’uomo, interpretato meravigliosamente dal grande Bruno Torrisi, tra gli attori italiani più amati del genere poliziesco antimafia. Per Paolo Vive ci ho messo anima e cuore. Un omaggio importante anche ai suoi angeli della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo (Fabio) Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Ricorderemo tutti i ragazzi della sua scorta che insieme a lui persero la vita in Via D’Amelio, ma non solo, anche l’unico sopravvissuto dimenticato da molti, l’agente Antonino Vullo, un uomo a cui devo tutta la mia stima e affetto, un uomo che ha sofferto molto e che ho voluto omaggiarlo personalmente con un dono prezioso che scoprirete presto. A questo mondo sono legata sin da piccola, grazie al mio angelo “nonno Lorenzo”, poliziotto di scorta negli anni più cruenti della criminalità organizzata in Sicilia, che ha scortato vari magistrati antimafia tra cui il giudice Cesare Terranova (tra i primi magistrati a lottare contro la mafia).
A.F.: Hai incontrato ostacoli nel corso della realizzazione del documentario?
D.S. Realizzare Paolo Vive è stato un lungo cammino, dalla parte film con la mia stesura della sceneggiatura, alla parte docu con tutte le personalità da intervistare che ho scelto personalmente accuratamente, alla parte emotiva quella in cui metto in ogni mio progetto. Ho voluto solo persone che hanno amato, stimato e vissuto realmente il giudice. Non ho voluto intervistare magistrati antimafia che sono entrati in politica, perchè penso che chi combatte la mafia tutti i giorni non possa entrare in politica e soprattutto perchè il giudice Borsellino aspetta ancora giustizia da uno Stato che lo ha tradito, da uno Stato che sa ma che non parla. Difficoltà e criticità si ci sono state, ci sono state quando mi sono sentita dire “Perchè devi girare un docufilm che racconta la storia di un uomo morto trent’anni fa, ormai è morto” o quando mi sono sentita dire “Si vede che sei femmina non ha senso quello che fai”. Ecco questa più che difficoltà e criticità è stata la delusione, la delusione di sapere che ancora alcuni siciliani seppur in minoranza la pensano così. Ma allo stesso tempo è stata la mia forza per andare avanti e realizzare un qualcosa di unico per omaggiare un uomo che è stato e sarà per sempre un vero siciliano, un uomo che rende noi siciliani onesti orgogliosi di esserlo. Perchè lui vivrà in eterno

attraverso gli occhi di tutte le persone oneste. E poi se mi permetti, sono anche orgogliosa di essere una donna cazzuta che sa quello che fa e che lo fa con passione e dedizione.
A.F. Puoi riassumere il messaggio che “Paolo vive!” intende trasmettere?
D.S. Il messaggio che Paolo Vive vuole trasmettere ai giovani di tutto il mondo è quello di un uomo di alti valori che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia, un uomo che anche dopo la morte di Giovanni Falcone non si è tirato mai indietro, un uomo coraggioso che deve essere un esempio per le nuove generazioni. Paolo Vive è educazione alla legalità, spirito di sacrificio, meritocrazia, senso del dovere, coraggio, amore, avere proprie idee e lottare per portarle avanti senza essere influenzati da nessuno, ma sopratutto è rispetto. Voglio che i giovani di adesso non si identificano in certi Youtuber e Influencer, non si identificano nelle apparenze ma nelle sostanze e concretezze di uomini e donne che hanno fatto la storia del nostro paese, solo così potremmo risollevare l’Italia e anche il resto del mondo dallo schifo e dalla pochezza che c’è in giro. Il documentario supporterà la “Casa di Paolo”, sede storica della “Farmacia Borsellino” in Via della Vetreria a Palermo, non una “casa di memoria”, ma qualcosa di vivo, dove i ragazzi a rischio del quartiere, potranno trovare un’alternativa a quella perversa spirale che potrebbe inghiottire tanti di loro come i compagni di giochi di un tempo di Salvatore e Paolo Borsellino. Una Casa piena d’amore fondata da suo fratello Salvatore e la nipote Roberta Gatani, due persone per me speciali, felice di avere accanto.
A.F. Il documentario uscirà in Italia il 19 settembre. Quali sono i tuoi progetti per il documentario dopo il debutto nelle sale italiane?
D.S. – Sono emozionata, non vedo l’ora di incontrare nelle sale il pubblico e i ragazzi delle scuole. Percepire le loro sensazioni e i loro feedback per me è molto importante. Devo dirti che tanti cinema non solo hanno voluto fortemente la proiezione per più giorni e settimane, ma hanno proposto anche di inserire proiezioni mattutine per le scuole per diffondere l’educazione alla legalità e per me tutto questo è motivo di orgoglio. Tanti cinema lo hanno anche inserito all’interno di rassegne dedicate alla legalità, accanto ad altri film che raccontano di grandi uomini e grandi donne che hanno lottato contro la mafia. Subito dopo l’uscita in Italia si parte con la distribuzione estera e qui mi commuovo, perchè andrò in America, sarò anche da voi in Canada e non vedo l’ora, andrò in Francia, Spagna, Germania, Olanda, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Inghilterra, Svezia, Brasile e non solo. Mi commuovo perchè l’amore, la stima e il sostegno che sto ricevendo è immenso, e sia io, che Bruno e tutta la mia squadra ne siamo onorati.
A.F.: E in futuro? Quali temi intendi affrontare?
D.S. I temi che affronterò saranno sempre quelli di vita vera, di vita vissuta, di storie di grandi uomini e donne che hanno contribuito alla nostra storia nel mondo, tematiche di legalità e sociali, voglio poter donare non solo emozioni ma speranza, perchè la speranza è già una vittoria. Il 2025 mi vedrà sul set di un nuovo progetto cinematografico dedicato alla legalità, sarò alla regia del lungometraggio che tratta la

storia dell’agente di scorta Claudio Traina dal titolo “Vi abbraccerei tutti” tratto dall’omonimo romanzo di Luciano Traina (poliziotto che ha arrestato Giovanni Brusca e fratello di Claudio vittima nella strage di via D’Amelio) e Domenico Rizzo (Albatros). Ringrazio infinitamente Luciano per avermi scelto, ricordo ancora le sue parole con le lacrime agli occhi “Solo tu puoi raccontare la storia di mio fratello”. Il film racconterà gli ultimi 50 anni di storia italiana. Il viaggio a ritroso nel ricordare Claudio Traina, uomo della scorta di Paolo Borsellino rimasto vittima della strage di via D’Amelio nel 1992, a soli 26 anni, lasciando un figlio di soli 6 mesi. Dai ricordi di una vita vissuta al servizio della lotta contro lo strapotere mafioso, uniti a parentesi storiche ben dettagliate. Un film che ho voluto ambientare tra la fine degli anni 80′ e metà anni 90′, dove racconteremo quegli anni sotto tanti punti di vista. Un film che farà riflettere e credo che arriverà al cuore delle persone, anche perchè vorrei far vedere ai giovani la vita di un uomo in divisa che così giovane mette su famiglia, sceglie un lavoro coraggioso, un uomo genuino, profondo e maturo per la sua giovane età. I giovani si fermano spesso solo alla divisa, ma non sanno che dietro ci sono uomini come loro, uomini con le loro paure e fragilità, ma che sono nati con una grande vocazione che merita rispetto. E poi è una dedica speciale al mio grande nonno, che credo che da lassù è orgoglioso di me.

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