di Vicky Paci
Tra pochi giorni il 2024 ci salutera’ per lasciare il posto al nuovo anno che, come sempre, arrivera’ trionfante e pieno di speranze. Ma la festa cristiana piu’ importante resta sempre il Santo Natale che pare essere universale ma in realtà non lo è. Infatti, se la maggior parte dei Paesi nel mondo lo festeggia nei luoghi dove la religione più diffusa non è il cristianesimo il giorno di Natale non è riconosciuto. Nel mondo musulmano si celebra solo la parola dei profeti ma non la loro nascita né esiste il culto della loro personalità o delle loro immagini: come e’ noto è vietata ogni rappresentazione di Maometto. In Arabia Saudita o in Somalia le manifestazioni pubbliche di qualsiasi celebrazione legata al Natale sono illegali ma esistono anche Paesi musulmani che “tollerano” le celebrazioni delle minoranze cristiane tra cui spiccano il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti dove i festeggiamenti sono grandi quasi come in qualsiasi città d’Europa con affollati centri commerciali ed addobbi. Tra coloro che lo festeggiano ognuno ha le proprie tradizioni, magari strane o curiose e non sempre il 25 dicembre. In Germania il 6 e in Russia il 7 gennaio come prevede il calendario giuliano. Ogni paese aspetta un “babbo” diverso: chi San Nicola , chi il barbuto Santa Claus con la sua slitta trainata dalle renne, chi lo attende alla porta e chi davanti al camino, in alcuni casi arriva da solo oppure altre volte accompagnato da una punizione divina. C’è chi addobba l’abete e chi il suo omologo tropicale. In Finlandia le festività natalizie sono molto sentite: vi si trova la leggendaria casa di Babbo Natale (il barbuto Joulipukki) a Rovaniemi in Lapponia anche se è a Turku l’antica capitale finlandese che s’inaugura il Natale con la Dichiarazione Natalizia di Pace: una tradizione iniziata nel Medioevo che viene rispettata ancora oggi. In Norvegia si celebra il 24 dicembre: a bussare alla porta è il Julebukk, un paesano travestito con una maschera da capra e un mantello di pelliccia in modo da rendersi irriconoscibile che vaga di casa in casa intonando canti di Natale in cambio di dolcetti. Una tradizione pagana, ispirata al mito di Thor che secondo la leggenda viaggiava su un carro trainato da due capre. Nel folklore locale Babbo Natale veniva raffigurato a cavalcioni di una capra e nelle raffigurazioni più moderne erano delle simpatiche caprette a trainare la slitta di Babbo Natale al posto delle renne. In Svezia le celebrazioni natalizie iniziano il 13 dicembre con Santa Lucia che si festeggia anche in alcune parti d’Italia tra cui Siracusa di cui è la Santa Patrona. Durante le feste è tradizione che le primogenite svedesi si vestano da Lussebruden (sposa Lucia) con un lungo abito bianco cinto da una fusciacca rossa, indossando sul capo una coroncina di ramoscelli di mirtillo rosso intrecciati con delle candeline accese sostituite odiernamente dalle piu’ sicure anche se meno scenografiche candeline elettriche. In molti paesi vige la tradizione del babbo cattivo: San Nicola si festeggia il 5 e 6 dicembre in cattiva compagnia del Krampus, un demone dalle sembianze di un caprone che punisce i bambini monelli. Un personaggio davvero inquietante che prende nomi diversi a seconda dei paesi. In Austria e Germania al posto della calza appesa al camino è tradizione lasciare uno stivale fuori dalla porta: i bambini buoni riceveranno dal Santo doni e dolcetti mentre a quelli cattivi il Krampus lascerà un misero bastoncino di legno. Le radici cristiane della festa implicano ovviamente un coinvolgimento della Fede ma spesso il Natale è riuscito anche a superare il senso di festa religiosa entrando a far parte delle usanze di Paesi non cristiani, seppure con una traccia diversa. Quindi, vagando in giro per il mondo troviamo il Natale ai Caraibi, tra abeti tropicali e canzoni pop, il mito del pollo fritto la sera della vigilia in Giappone (una trovata di marketing della catena KFC negli anni Settanta che è sopravvissuta fino a oggi, con tanto di statua del Colonnello Sanders in tenuta da Babbo Natale davanti ai ristoranti). Nel Paese vige l’ossessione commerciale (meno dell’1% della popolazione è cristiana): una frenetica corsa ai regali e travestimenti da Santa Kurosu (la trascrizione fonetica di Santa Claus). Il 24 dicembre è una specie di San Valentino: la vigilia viene chiamata Sei Naru Yoru, che può significare “notte santa” o “notte del sesso”. In compenso il 25 dicembre è un giorno lavorativo normale. In Cina il fenomeno è simile a quello del Giappone e, complice l’influenza occidentale, i cinesi celebrano la giornata in amicizia, shopping e consumo ma senza la componente religiosa o la solennità che l’accompagna. Nemmeno la Turchia riconosce il giorno di Natale come giorno festivo, ma consente la sua osservanza. Particolare è il caso di Israele, dove convivono islam, cristianesimo ed ebraismo, religioni con origini comuni ma con celebrazioni diverse. Quindi, Paese che vai Natale che trovi ma in qualunque modo lo si festeggi resta sempre la festa della famiglia.
AUGURI DI BUONE FESTE A TUTTI I NOSTRI LETTORI.