di Anna Foschi Ciampolini
Le “cronache familiari” che Farren Timoteo ha distillato nella sua commedia Made in Italy, in scena all’ Arts Club Theatre di Granville Island dal 17 marzo al 17 aprile, hanno il sapore del vino genuino fatto in casa. Questa scintillante eppure toccante sarabanda di personaggi, tutti interpretati con affettuoso umorismo dallo stesso Timoteo, rappresenta un patrimonio comune di ricordi, rievoca il vissuto di due generazioni di italiani immigrati in Canada e presenta, con il pretesto di una irrestibile comicità, una occasione di riflettere sul complesso tema dell’identità e del retaggio culturale, sulle dinamiche di integrazione e assimilazione, sul senso di alienazione e sulla discriminazione subita da chi non appartiene alla cultura dominante. Questi temi sono stati al centro di quasi tutta la produzione letteraria degli scrittori italo-canadesi ed emergono anche in Made in Italy, ma con levità e sorriso che sdrammatizzano ciò che in molte storie di vita vissuta è stata una autentica sofferenza.
Francesco Mantini, questa l’esile storia, è un ragazzo italo-canadese di seconda generazione che vive a Jasper, Alberta. Preso di mira dai coetanei per la sua estraneità alla cultura dominante, si ritaglia un suo spazio vitale trasformandosi in Frank Martin, un disinvolto, trascinante uomo di spettacolo nonché latin lover che si ispira a Dean Martin, ma nello stesso tempo deve confrontarsi con la visione e le speranze di carriera tradizionale che il padre Salvatore nutre per lui. Sullo sfondo del rapporto fra padre e figlio, ognuno di loro teso a difendere il proprio mondo, cioè le tradizioni avite per Salvatore e l’ansia di sentirsi inserito nel nuovo ambiente da parte di Francesco, appaiono e scompaiono altri personaggi: il cugino Peppino, lo zio Filippo e la moglie, la vicina pettegola, insomma un coro di vivide caratterizzazioni che Timoteo rende con esilaranti e rapidissimi cambiamenti di atteggiamento, espressione e smorfie. In scena, un monumentale tavolo di legno lucido domina un salotto ispirato dai sogni di prosperità che ogni immigrato coltiva, e altrettanti maestosi cassettoni e sedie dalle volute barocche fanno da complemento ai quadri di santi e parenti che tappezzano la parete. Questa ambientazione, creata da Cory Sincennes, raggiunge il massimo dell’efficacia con relativamente il minimo dei mezzi. Il tavolo infatti diventa per Francesco un palcoscenico sul quale esibirsi, una palestra, un rifugio e per Salvatore rappresenta il centro della vita famigliare, dove gustare le predilette e idolatrate specialità gastronomiche, baccalà e zuppa compresi, dove far rivivere ricordi e ricreare le riunioni di famiglia.
Farren Timoteo regge da solo l’intero spettacolo, con una energia e un dinamismo impressionanti. Dotato di una bella e duttile voce, si esibisce in un repertorio che va dal “Magnificat” fino a “O Sole Mio” e alla disco music e usa con intelligenza e umorismo le proprie notevolissime capacità atletiche. Agile e coordinato nei movimenti, diviene irresistibile quando sulle note trionfali di Gonna Fly Now, il tema musicale di Rocky, il suo timido Francesco trova riscatto e ispirazione nell’eroe impersonato da Sylvester Stallone e si dedica a intensi quanto esilaranti allenamenti sportivi, o quando indossato un completo nero e bianco da Saturday Night Fever rievoca le mosse di John Travolta danzando scatenato sul tavolo. Il perfetto controllo della gestualità si nota anche nella interpretazione del padre Salvatore che è affettuosamente ironica senza essere caricaturale, tutti i gesti e mossette del personaggio suonano autentici e li potremmo vedere ripetuti entrando in un qualsiasi caffè italiano di Commercial Drive. Made in Italy, pur riproponendo temi cruciali della esperienza migratoria italiana in Canada, si distingue per l’energia, la vivacità comica, il ritmo sostenuto che tiene lo spettatore interessato e divertito e soprattutto perché è in grado di offrire un genuino divertimento e suscitare autentica allegria e riso.
Timoteo è un attore, commediografo e regista che vive a Edmonton ma è cresciuto a Jasper in Alberta da una famiglia di immigrati italiani e ha ereditato la passione del teatro dal padre Luigi, cantante e compositore di canzoni autodidatta, al quale la storia di Made in Italy si ispira. A soli 23 anni, nel 2006 Timoteo divenne il Direttore artistico della Alberta Opera e ha diretto da allora una serie di produzioni teatrali in tutta l’Alberta, presentandole anche a cento scuole di quella Provincia. Ha diretto fra l’altro anche Songs for a New World (2005), e Stravinsky’s The Soldier’s Tale (2018) per Edmonton Fringe Festival; Buddy: The Buddy Holly Story (Co-director) and The 25th Annual Putnam County Spelling Bee al Mayfield Theatre. Ha ricoperto ruoli impegnativi e diversificati come attore per Citadel Theatre e Theatre Calgary. Timoteo ha ricevuto due Elizabeth Sterling Haynes Awards: per la recitazione in Monty Python’s Spamalot e come regista di Pinocchio.